Sul Silenzio

silenzio

Da Robinson inserto de La Repubblica, del 22 Ottobre 2017.

Perché per comunicare c’è anche bisogno di ascoltare e, soprattutto, ascoltarsi fino in fondo.

Per me è stata un’illuminazione e la voglio condividere con voi. A volte non servono papiri interminabili per centrare il punto dei pensieri.

Il primo estratto è di Erling Kagge autore del libro “Il silenzio” edito da Einaudi Stile Libero.

“Viaggio in un lusso interiore

Un’estate mi sono fatto diciotto ore di volo, da Oslo allo Sri Lanka, per rilassarmi, mangiare sano e fare dello yoga in un ambiente lussuoso e molto verde. È stata un’esperienza fantastica; al tempo stesso, però, c’era qualcosa di strano nell’idea di farmi mezzo giro del mondo solo per staccare. I “centri silenzio” sono un settore in crescita, e spuntano come funghi ovunque. I miei ricchi conterranei scandinavi se le fabbricano, le condizioni adatte al silenzio, costruendosi stanze o addirittura case isolate acusticamente; nello Jutland, in Danimarca, è sorto un “salone del silenzio” insonorizzato, con porte a doppia lastra da trenta centimetri d’intercapedine. Qui si radunano regolarmente decine di persone, che per cinquanta minuti siedono a gambe incrociate sul loro tappetino. L’obiettivo è quello di fare una pratica condivisa d’empatia. Fabbricare le condizioni per il silenzio è un’attività lodevolissima, ma doversi ogni volta mettere in macchina, per raggiungere un posto dove calmarsi, fare yoga o passeggiare, può diventare fastidioso. Le cose più belle della vita, a volte, sono davvero gratuite. Il silenzio di cui parlo potete sempre trovarlo, se ci state attenti, nella vostra mente e a costo zero. Non c’è bisogno di andare fino in Sri Lanka; potete farne esperienza ogni volta che vi trovate a camminare, che cucinate, che fate l’amore, studiate, chiacchierate, lavorate, formulate un’idea nuova, leggete o ballate. Il silenzio è ricco di per sé. È un lusso esclusivo; è una chiave per aprire a modi nuovi di vedere le cose. Io non lo vedo come rinuncia, né come fenomeno spirituale, bensì come risorsa pratica per vivere una vita più intensa. Oppure, per dirla in termini più banali: come forma di esperienza della vita più profonda rispetto all’accendere un qualunque dispositivo per vedere — ancora una volta — le ultime notizie. Silenzio non è voltare le spalle a quanto ci circonda, ma semmai il contrario: è vedere il mondo un po’ più chiaramente.

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Da: Il prezzo del silenzio di John Biguenet

“In un mondo sempre più scarseggiante di rifugi silenziosi, non proviamo forse la medesima nostalgia per una realtà più placida, in cui radio a tutto volume, televisori blateranti, crepitio di megafoni, stridore di allarmi, brontolio di condizionatori, squilli di telefoni, fischi di motori, brividi di frigoriferi, boati di aerei nell’aria e tutte le altre intrusioni acustiche immesse nella nostra vita dall’Era delle Macchine non soffocavano il solingo “ronzio delle api” di cui il poeta irlandese sente la mancanza già nel 1888? Eppure mi guardo attorno, nella caffetteria in cui scrivo, e vedo orecchie turate da cuffiette che vibrano di musica, podcast, audiolibri, colonne sonore e segreterie telefoniche.

Davvero desideriamo il silenzio, o non è piuttosto la solitudine che vogliamo, un isolamento in cui stare soli a leggere, ascoltare musica, lasciarci assorbire da noi stessi senza l’elemento di disturbo degli altri? Alla fin fine, forse non è dal rumore che tentiamo di scappare, quando ci diciamo che vorremmo un po’ di silenzio.”

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