La parola immaginata e altre idee per scrivere e comunicare meglio
La parola immaginata è un libro di Annamaria Testa che ho finito di leggere da poco e che parla del mestiere del copywriter. Per chi non la conoscesse, Annamaria Testa è una professionista nel campo della comunicazione e ha lavorato molti anni come copywriter all’interno di importanti agenzie.
Qui trovi il suo blog.
Nel libro, l’autrice racconta cosa vuol dire fare il/la copywriter, dispensa consigli utili su chi vuole fare il suo mestiere e propone al lettore numerosi e gustosi esempi di come sono nati gli slogan di alcune celebri campagne pubblicitarie come: “Liscia? O gassata? Ferrarelle?”, “Che morbido… è nuovo? No… lavato con Perlana!”.
Il libro è scorrevole e piacevole, in più tra le pagine ho attinto qualche buon consiglio per i testi che scrivo. Vuoi ascoltarlo anche tu?
- L’H1 è uguale a un CONCETTO + un’EMOZIONE espressi in modo non casuale.
La storia di esprimere uno e un concetto soltanto alla volta è un punto che cerco di tenere il più fermo possibile quando scrivo. Per esprimersi in modo chiaro bisogna avere le idee chiare e più concetti si hanno per la testa più i pensieri sono confusi e di conseguenza lo sarà anche il testo.
Lo stesso vale per il sito della tua attività. Meglio applicare la regola: un CONCETTO in una PAGINA. Che poi significa anche una KEYWORD principale – parola chiave – per pagina, così Google è più contento e non rischia di fare confusione.
- VISUAL e COPY devono andare a braccetto, esprimersi nello stesso linguaggio o in modo complementare.
In termini concreti, va bene usare delle belle immagini, capaci di catturare l’attenzione, purché abbiano un significato per il testo o per il contesto altrimenti perdono efficacia.
Proprio qualche giorno fa mi è capitata in azienda una ragazza che ha svolto una settimana di stage. Tra i compiti, le ho chiesto di fare una ricerca sui profili Facebook e Instagram di nostri concorrenti e segnalarmi quali immagini le piacevano e quali invece no motivandomi il perché.
È saltata fuori una conclusione interessante. Le immagini che non le sono piaciute erano belle esteticamente, ma non parlavano del prodotto e del marchio.
Un’immagine che non trova il suo contesto è un’immagine che non ha significato, inutile.
- Il FORMAT non va sottovalutato, nemmeno quando si parla di social.
Annamaria Testa nel suo libro definisce il format come l’assetto grafico di un annuncio e con assetto grafico intende non solo l’immagine, ma tutti gli elementi che compongono l’annuncio: lo sfondo, la dimensione delle scritte, la scelta dei colori, le correlazioni tra elementi.
Il format aiuta a identificare l’annuncio, a fare chiarezza sul messaggio, a collegare lo stesso annuncio ad altri successivi.
Un’idea è applicare il format anche ai post di Facebook e di Instagram. Ad esempio, tutti i post per le promozioni possono avere lo stesso sfondo, le scritte della stessa grandezza e l’immagine impaginata nello stesso modo. Le persone quando li vedono una, due, tre volte in automatico collegano il format alla promozione senza bisogno di leggere l’annuncio.
E per finire snocciolo qualche consiglio liberamente tratto dal libro.
Noccioline di consigli:
Usare sempre il dizionario della lingua italiana + quello dei sinonimi e dei contrari.
Non Basta esserci per farsi vedere.
Se non hai niente da dire, dillo alla grande o almeno in grande.
È facile complicare ciò che è semplice. È difficile fare il contrario.