Che cos’è la lingua?
Riporto qui la risposta del grande maestro linguista Tullio De Mauro alla domanda: Che cos’è la lingua? Il testo risale al lontano 2007 e fu pronunciato in occasione di una conferenza-lezione all’Auditorium Parco della Musica di Roma.
Grazie Luisa Corrada per avermelo fatto scoprire. Siccome non voglio rischiare di sottrarre alcun significato o pienezza alle parole, copio e incollo il testo:
Che cos’è una lingua?
Il professore sul palcoscenico, al buio, risponde prendendola alla larga. Ricorda che quando a Hegel uno studente chiese, durante una passeggiata, che cosa fosse la natura, il filosofo fece un gran gesto con le braccia e rispose: “Tutto questo!” Il professore ripete teatralmente il gesto, che pare comprenderci tutti, e comincia anche lui a passeggiare, su e giù, cosa che farà instancabilmente per due ore buone.
Una lingua sono tutte le parole che ci circondano, quelle intorno e fuori di noi, che leggiamo, pronunciamo, usiamo per intrecciare continue relazioni con gli altri. Ma sono soprattutto le parole dentro di noi, quelle del ragionamento, del pensiero, del dialogo interiore. Le parole non ci lasciano mai soli.
Una lingua ha le sue regole, ma per fortuna anche mille eccezioni e mille imperfezioni. Sono proprio loro a permettere alla lingua, e quindi a noi che la usiamo, di “aprire alla nostra finitezza le porte dell’infinito”. Cioè di dire un’enorme quantità di cose impensabili, indicibili, mai dette, sconosciute.
Le porte verso l’infinito sono sette, e il professore le elenca una per una:
- la capacità di combinare un numero limitato di parole, magari trite e quotidiane, in un numero praticamente illimitato di frasi diverse: è quello che fa la poesia e che Orazio1 chiamava callida iunctura (connessione intelligente)
- qualsiasi frase può essere interrotta in qualsiasi punto… e acquistare così un nuovo significato
- il significato d’ogni frase può cambiare a seconda di chi la sta pronunciando: “il denaro va buttato dalla finestra” assume un significato opposto se a pronunciarla è un padre di famiglia che rimprovera i figli spreconi o un monaco che predica la povertà
- la grammatica, che con tutte le sue variazioni e declinazioni ci permette di ancorare le parole alle situazioni contingenti: passato, presente, futuro…
- ladilatabilitàdeisignificati:conquanteparolediversesipuòdesignareuna cosa a seconda delle persone e dei loro diversi punti di vista (una casa è una casa per chi la abita, una costruzione per un architetto, un domicilio per l’impiegato di un ufficio pubblico…), e quanti significati diversi può avere una singola parola!
- la metalinguisticità riflessiva: in parole povere, la capacità della lingua di interrogarsi sulla lingua stessa, cioè di chiedere “che vuoi dire?”, “che significa?”, quindi di spiegare e spiegarci, d’essere “solidali nel parlare”
- il vocabolario, che si dilata e si restringe in continuazione, con le parole che vanno e vengono, appaiono per rimanere o invece passare subito di moda, a seconda di quello che avviene in questo nostro mondo.