Petaloso: una nuova parola per il dizionario italiano
In questi giorni è accaduto un fatto bellissimo: il web si è mobilitato per diffondere un nuovo termine, “petaloso”, coniato da Matteo, allunno di terza elementare di una scuola in provincia di Ferrara.
L’hashtag che sta imperversando sui social e su internet è #petaloso e la storia è iniziata tre settimane fa quando la maestra di Matteo, correggendo il suo compito, ha trovato questo termine nel testo e l’ha segnato come errore. Ma un errore bello, a tal punto che, dopo un confronto in classe, l’insegnante e i bambini hanno scritto all’Accademia della Crusca per sapere se potesse essere introdotto nel dizionario italiano.
L’Accademia della Crusca ha risposto così
“La parola che hai inventato è una parola ben formata e potrebbe essere usata in italiano così come sono usate parole formate nello stesso modo. (…) Ma sai come fa una parola a entrare nel vocabolario? Una parola nuova non entra nel vocabolario quando qualcuno la inventa, anche se è una parola “bella” e utile. Perché entri nel vocabolario, infatti, bisogna che la parola nuova non sia conosciuta e usata solo da chi l’ha inventata, ma che la usino tante persone e tante persone la capiscano. Se riuscirai a diffondere la tua parola fra le tante persone e tante persone in Italia cominceranno a dire e a scrivere “Com’è petaloso questo fiore!” o, come suggerisci tu, “le margherite sono fiori petalosi, mentre i papaveri non sono molto petalosi“, ecco, allora petaloso sarò diventato una parola dell’italiano, perché gli italiani la conoscono e la usano. A quel punto chi compila i dizionari inserirà la nuova parola fra le altre e ne spiegherà il significato.
È solo così che funziona: (…) Quando una parola è sulla bocca di tutti (o di tanti), allora lo studioso capisce che quella parola è diventata una parola come le altre e la mette nel vocabolario.”
Maria Cristina Torchia, redazione della consulenza linguistica Accademia della Crusca, termina così la sua lettera.
In conclusione
Una parola deve diventare di uso comune per avere diritto a pieno titolo ad entrare nel vocabolario italiano. Deve essere un termine che non viene usato solo dal suo inventore, ma che tutte le persone conoscono e usano correntemente. Solo allora, quella parola sarà riconosciuta come parte della lingua italiana.
Mi piace moltissimo pensare a come la nostra lingua sia elastica e flessibile, a come si sia evoluta nel tempo adattandosi ai mutamenti del mondo come un fluido trasparente che riempie gli spazi a sua disposizione prendendone la forma. Linkare, googlare, selfie, social, dowlodare, fotoscioppare sono neologismi coniati dall’esigenza di esprimere un’azione o un oggetto con una sola parola. Queste espressioni non esistevano fino a qualche anno fa perché, quando è nata la lingua italiana, nessuno sapeva cosa fosse internet. Le parole portano in sé la magia di esprimere un concetto in poche lettere, sono versatili, e come diceva Emily Dickinson:
“Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola, a volte ne scrivo una e la guardò, fino a quando non comincia a splendere”
Chissà tra cinquant’anni quante parole nuove ci saranno nel nostro dizionario, magari comparirà anche petaloso!